19 Marzo 2024
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La Storia delle ACLI
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Storia delle Acli in Toscana


In Toscana le ACLI nacquero alla fine del 1944, subito dopo la liberazione delle rispettive città capoluogo.
Rispondevano all'esigenza di una presenza forte dei cattolici nella società civile e, soprattutto, nel mondo del lavoro. I primi dirigenti erano stati impegnati nei sindacati “bianchi” disciolti dal fascismo e, apprestandosi a far convergere il più ampio numero di lavoratori cattolici nel nuovo sindacato unitario, indicavano nella formazione lo strumento per non sottostare all'egemonia culturale dei marxisti.

Dall’Azione Cattolica provennero quadri impegnati soprattutto nella formazione mentre il sostengo delle Parrocchie, che fornirono le prime sedi alla neonata associazione, consentì fin dall’inizio un tessuto capillare radicato anche nei piccoli centri.
Infatti, già nel 1945-46 ogni provincia contava già decine di strutture di base. Il terreno dell’impegno fu duplice, nelle fabbriche ma soprattutto nel territorio.


Le ACLI

Le A.C.L.I., Associazioni Cristiane del Lavoratori Italiani, sono un'associazione di promozione sociale e fondano sul messaggio evangelico e sull'insegnamento della Chiesa la loro azione per la promozione dei lavoratori, operando per una società nella quale sia assicurato, secondo democrazia e giustizia, lo sviluppo integrale di ogni persona.

Nate nel 1945, contando in Italia circa 900.000 soci.

Raggiungono con i servizi circa 3 milioni di utenti , anche attraverso gli oltre 6.500 circoli, di cui 18 in provincia di Firenze.
Nelle aree più industrializzate come Firenze e Pistoia era più forte l’impegno in quell’azione pre-sindacale che vedeva le Acli fungere da coordinamento della corrente cristiana dentro la CGIL unitaria.

Le Acli nacquero in quel momento storico proprio per la necessità di un’azione formativa sui temi del lavoro e della dottrina sociale cristiana nel momento in cui, per la prima volta, i cattolici entravano a far parte di un sindacato unitario insieme alla componente laica. E’ evidente che ciò innescava una situazione di competitività con con la componente socialcomunista del sindacato unitario, sia per le differenti valutazioni di ordine ideologico sia per la questione degli scioperi politici contro il governo. Nelle province dove prevaleva l’agricoltura mezzadrile e dove è minore la presenza dei sindacati si accentuava invece la formazione alla dottrina sociale della Chiesa.
Nelle origini delle Acli troviamo la cifra del loro impegno che le ha viste superare di slancio i 65 anni, con rinnovato entusiasmo.

La caratteristica di associazione di frontiera, la rivendicazione dell’autonomia, la volontà di unire sempre “il dire al fare”, di legare l’elaborazione culturale all’erogazione dei servizi, la solidarietà sociale, il radicamento capillare nel territorio, sono caratteri delle Acli di ieri e di oggi ed erano già presenti nelle dichiarazioni programmatiche che aprirono questo cammino nel 1945.

Le Acli, dunque, erano espressione della nuova Italia che nasceva dopo il ventennio fascista e dopo la tragedia della guerra e dell’occupazione. Che il cammino delle Acli fiorentine e toscane sia iniziato sotto la guida di un personaggio così straordinario e profetico come Giorgio La Pira appare un segno tangibile del “grande compito” a cui la nuova associazione veniva chiamata, nel 1944, dal suo fondatore Achille Grandi.
Quella di La Pira alla guida delle ACLI fu una breve ma significativa esperienza.


Le Acli fiorentine nacquero il 19 gennaio 1945, pochi mesi dopo la liberazione della città, con un'assemblea che si tenne a Palazzo Pucci. Puntare su un intellettuale per fondare un’associazione di lavoratori impegnata nel difficile processo di unità sindacale fu una scelta che dava un colpo d'ala alle Acli e ne sottolineava la forte tensione ideale. Non a caso, nella relazione tenuta nella già citata assemblea di Palazzo Pucci, La Pira espose le linee di fondo dell'impegno aclista osservando che il lavoro "strumento possente dell'espansione umana" rappresenta un polo fondamentale dell'esistenza, in una concezione integrale dell'uomo che vede al primo posto i valori etici. Con la consueta incisività, il neo presidente delle Acli fiorentine esprimeva le posizioni più significative dei cattolici democratici, a partire dal convincimento che i lavoratori avrebbero dovuto assumere il ruolo di protagonisti nella vita politica e sociale dell'Italia post-fascista. La centralità del lavoro venne successivamente sancita dall'art. 1 della Costituzione repubblicana, alla cui stesura il Professore contribuì in modo rilevante come membro del Comitato dei 75 nell’ambito dell’Assemblea Costituente.

Le Acli trovavano un fertile terreno nel mondo cattolico fiorentino che si rifaceva all'insegnamento del Cardinale Elia Dalla Costa e che, negli anni della dittatura fascista, aveva dato vita ad un dibattito di idee proprio sui temi sociali sulle orme del pensiero di Maritain e Mounier.

Circostanza analoghe si verificarono nelle altre province.

Ad Arezzo, già nell’agosto 1944 un folto gruppo di lavoratori cattolici della città, da poco liberata alla Confederazione sindacale unitaria. La maggior parte dei fondatori era legata alla storia del movimento cattolico aretino, a comitati antifascisti, agli scouts e all’Azione cattolica. Nell’assemblea costitutiva fu ricordato che la prima finalità delle Acli era di rendere il lavoratore capace di partecipare alla vita sindacale rendendolo consapevole dei suoi diritti e dei suoi doveri. Ai cattolici non era permesso di restare ai margini della vita sociale. Ed il Vescovo di Arezzo sottolineava che “le Acli […]sono l’unione di persone oneste che propongono di pro- muovere nel migliore dei modi, il bene del popolo che lavora”.

A Pisa le Acli sorsero con un’assemblea cui parteciparono giuristi e sociologi dell’Università insieme ad esponenti dell'Azione Cattolica e, molti lavoratori. Il progetto costitutivo fu discusso con l’Arcivescovo.

A Siena le Acli nascono il 14 aprile 1945 nel difficile panorama di ricostruzione dell’Italia del Dopoguerra. A prendere il sopravvento fu un diffuso bisogno, manifestato anche negli anni precedenti, dell’intervento del cattolicesimo italiano in ambito sociale. Le Acli andarono a coprire “lo spazio del prepolitico, nel tentativo di costituire un contraltare laico alle iniziative ideologiche dei partiti marxisti .

A Livorno la festa del lavoro, cui prese parte il Prof.La Pira, si caratterizzò per una mostra di lavori artigianali effettuata da persone disabili e si tennero anche una manifestazione sportiva a livello regionale e uno spettacolo musicale. Insomma, cominciò a delinearsi quel mix di attività legate al tempo libero alternate da quelle dell’impegno sociale sui temi del lavoro.

Tra le attività pratiche effettuate nell’ambito del mondo cattolico dovevano essere poi annoverate (lo troviamo nelle memorie storiche a Massa Carrara e a Pistoia) la creazione di asili per figli di lavoratori e, soprattutto, i Circoli ricreativi nei quali si affrontavano temi sociali in dibattiti che, per la prima volta, erano aperti senza distinzione a uomini e donne.

Rilevante in tutte le province è l’attività dei servizi sociali.
Già nel 1945 sorge dappertutto il Patronato che svolge pratiche per i lavoratori sia pensionistiche sia assistenziali(ricordiamo l’importante attività per i contatti delle famiglie con i prigionieri di guerra e la ricerca dei dispersi), ma anche attività dirette di un sostegno materiale, nel momento in cui c’erano gravi problemi anche di alimentazione.
Sorgono anche attività di formazione professionale sia per i disoccupati sia per le donne (corsi di cucito, di maglieria ma anche di lavorazioni artigianali) che per la prima volta si affacciavano al mondo del lavoro. Rilevante la formazione professionale per l’industria nel momento in cui l’Italia si avviava ad una fase di industrializzazione.

In definitiva nelle origini delle Acli troviamo i Circoli, spesso nei locali parrocchiali, come elemento dinamico di un'attività molteplice fondata sulla formazione cristiana, sui servizi sociali e sulle attività del tempo libero.

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